13/03/2020

Processo di naming: cosa non fare e quali tool usare

L’ azienda sta prendendo forma, le tue idee si stanno allineando una dopo l’altra, non resta che dare un nome al neonato brand. Sei pronto? Siamo nella fase di naming.

Un momento difficile e delicato da non sottovalutare: stiamo creando il miglior biglietto da visita (permanente) dell’azienda.

Scegliere il nome di un'azienda o di un prodotto non è un passaggio immediato come potrebbe sembrare. Perchè deve rispecchiare l’identità del brand, deve metterne in luce le caratteristiche, i tratti distintivi che lo differenzia dai competitor e renderlo accattivante agli occhi del consumatore. Il nome, come del resto anche il logo, vanno a definire il posto che quel brand va ad assumere nel mercato di riferimento.

Naming è fondamentale per il team di lavoro

Il giusto nome per il brand non è solo una questione di marketing ma anche d’ identità. Avere un nome che rispecchi chi siamo, cosa facciamo e dove vogliamo arrivare ci permette di dare le giuste direttive a tutto il gruppo di lavoro. Un nome che rispecchia a pieno l’azienda mette in chiaro gli obiettivi, le linee guida, il tono della comunicazione, cose che permettono di raggiungere il successo aziendale senza indecisioni.

Naming come branca specifica

Per la delicatezza di questo momento, creativo e strategico allo stesso tempo, negli anni si è sentita l'esigenza di figure professionali iper specializzate in questo settore.

Professionisti che sapessero come portare avanti un lavoro di naming mettendo insieme competenze di copy, strategia e creatività, riuscendo a includere la scelta del nome in una più ampia strategia di marketing della azienda.

Ora che sappiamo cos’è il naming siamo pronti per metterci all’opera.

Cosa non fare durante il processo di Naming

Partire con le idee chiare su cosa non fare assolutamente è un ottimo punto di partenza.

Quindi, ecco tre cose da evitare durante la scelta del nome, errori nei quali siamo caduti un po’ tutti seduti ad un tavolino alle ricerca dell’ispirazione giusta.

1.Il primo errore è credere di dover essere chiari e diretti subito con il nostro pubblico, diretti e cristallini ad ogni costo. In questo caso sceglieremo il nome riportando direttamente quello che offriamo, esempio “Porte&Finestre”.

Questo tipo di naming è chiamato “funzionale” perché andiamo ad usare un gergo tecnico, in funzione di quello che facciamo e dal nostro settore merceologico.

Se hai imbarcato questa strada ti consiglio di ripensarci per due motivi principali:

  • Nomi di questo genere potrebbero confondersi in mezzo a tutti gli altri. Potrebbero apparire piatti senza alcuna particolarità o peggio essere confusi con quello del concorrente, nel mare di brand dal nome simile che offrono lo stesso servizio. In questo caso avere coraggio nella scelta di un naming può fare la differenza: non solo ti distingui ma catturi l’interesse e la curiosità del pubblico.
  • Il secondo motivo per allontanarti da questo tipo di naming è che c’è il rischio, spesso sottovalutato, che l’azienda in futuro possa modificare il proprio raggio d’azione andando a estendere o specificare il proprio settore merceologico di riferimento. Capisci bene che in questi casi il nome di tipo funzionale che va bene oggi potrebbe non essere adeguato in futuro. Può nascere, quindi, la necessità di cambiarlo andando a perdere il posizionamento che in quel settore ci si è guadagnati con quel nome.

2.Alle sigle io preferisco dire sempre un netto e deciso NO.

Qualora scegliate una sigla mettete in conto che ogni volta che comunicherete il nome della azienda vi ritroverete a dover fare lo spelling. In generale, un nome formato con un acronimo sembra freddo e impersonale, un tipo di naming considerato positivamente solo nei settore dell’economia e dell’informatica.

Un nome formato con una sigla è da scegliere solo se è richiesto esplicitamente dal cliente o se l'acronimo da vita ad un suono gradevole che può sembrare una parola creativa e accattivante. A questo proposito riporto alcuni esempi di aziende, di grande successo, il cui nome è un acronimo: Ikea (che sicuramente ha un suono gradevole) oppure BMW.

3. Stop al latino. C’è stato sicuramente un tempo in cui prendere in prestito dalla lingua latina aveva il suo perchè ma oggi ne starei alla larga. A favore di questa scelta c’è che i nomi latini sono spesso facili da pronunciare e da ricordare. In alcuni casi possono apparire anche simpatici ed esplicativi senza la banalità della lingua comune. Ma va anche ricordato che possono risultare freddi e sterili.

Sembra chiaro che un nome non è mai soltanto un nome. Il nome della nostra azienda è molto di più. Quindi, lasciate alle spalle le cose da non fare, vediamo insieme i passaggi da seguire per portare avanti una strategia di naming che abbia successo.

Prima fase:

Guardarsi intorno, fatti un'idea dei nomi con i quali dovrai competere. Solo dopo un’attenta analisi dei tuoi competitor può davvero iniziare a pensare e ideare il nome della tua azienda.

Ascoltare, in una prima fase ascoltata tutti: se stai lavorando per un cliente fatti raccontare tutto: da dove ha iniziato, da dove è nata la sua azienda e dove vuole arrivare. Ma non fermarti al cliente, ascolta i tuoi colleghi, le persone che lavorano con te allo stesso progetto. Immagazzina tutto e non sottovalutare nulla, anche l’idea che al momento non ti convince.

Seconda fase:

Mappe mentali, inizia l’azione. Riporta su carta tutto quello che hai ascoltato, scoperto, pensato e immaginato. Prendi penne e colori e inizia a creare una mappa mentale. Questo non è solo un momento di ripasso ma anche di creatività: mentre trasporti su foglio bianco le idee che hai raccolto fino a quel momento ne arriveranno altre, e senza renderti conto ti troverai una lista di nome tra i quali scegliere quello del brand. Ma ti consiglio di non stilare una lista con più di 5 nomi.

Terza fase

In questo momento la creatività è venuta fuori e dobbiamo darle un ordine. In quest’ultima fase è importante valutare le proposte in base a quello che ci siamo detti di non fare (No single, No latino, No nomi funzionali, a meno che non valuti che per il caso specifico possano offrire buone possibilità). Comincia a pensare all’azienda associandola al nome scelto e assicurati che quest’ultimo abbia le seguenti caratteristiche:

  • Facile da ricordare
  • Originale
  • Riconoscibile
  • Orecchiabile
  • Breve

Tool utili per il naming

Se brancoli nel buio potresti aiutarti con dei tool.

Il primo è Bust a Name: devi solo digitare due parole, all’interno della pagina, di quelle ti girano nella mente in riferimento al nome da scegliere e avviare la ricerca. Questo tool ti presenterà una lista di possibili combinazioni tra le parole che ti frullano in mente. Un ottimo aiuto se non hai le idee chiare.

L’altro tool che ti consiglio è Domainr.com digita nella barra di ricerca il nome che hai pensato e lui ti indica se il dominio è libero. Ottimo strumento per aiutarti a fare una selezione tra i nomi scelti.

In conclusione, possiamo dire che non ci sono regole da seguire alla lettera: non esistono equazioni matematiche per cui se aggiungi due vocali, tre parole e un accento esce fuori per magia il naming giusto. La cosa più giusta da dire è che ci sono linee guida ma non regole. Usa la tua creatività a pieno e cerca il giusto equilibrio tra mercato e identità aziendale.

Buon lavoro.

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